Alta Roma 2011. La scala barocca di Rampa Mignanelli. Una sera di luglio.
I riflettori si accendono sull'atelier Curti. L'abito da sposa in passerella. Prima lei, in tailler pantaloni nero, giacca a doppio petto e papillon sul collo nudo. Sale sinuosamente la scalinata. Poi appare lei, l'altra, abito intero in satin di pura seta, color avorio, maniche a guanto contornate di pizzo chantilly ricamato, come collo e coda. Grande apertura a V sulla schiena. Il capo ricoperto di ricami purissimi. Un lungo velo di tulle di seta. Insieme, di nuovo sulla scalinata. Risalgono e poi un bacio. Un omaggio all'amore universale. Lei&Lei. Due donne, due compagne, due spose.
Si è chiusa così, con un messaggio dedicato al desiderio di indipendenza, alla trasgressione ed al rifiuto di ogni clichè, la sfilata della stilista romana, 32enne, Giada Curti, ispirata alle seduzioni dell'art decò e dedicata alla grande pittrice polacca Tamara De Lempicka. Icona della donna "divina", interprete di un glamour algido e perfetto, la pittrice rappresenta una femminilità d'avanguardia, enigmatica ed ambigua, modello irraggiungibile di bellezza ed aristocrazia.
Passato e presente. Dagli anni trenta ai giorni nostri. Due spose in passerella per celebrare il "Marriage equality act", approvato a New York il 25 giugno scorso e che consente i matrimoni omosessuali in quello stato."La moda è donna sempre, conclude la stilista, non teme pregiudizi, nè può essere vittima di allusioni equivoche. E' portavoce di libera femminilità"
(PH: Priscilla Costantini)
(PH: Priscilla Costantini)
(PH: Maria La Torre)
