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3 luglio 2011

L'Abito da sposa racconta. Dal 1810 ad oggi . Due secoli di seduzioni al femminile in punta di tulle

Una rappresentazione della bellezza. Un viaggio dentro le emozioni di stoffa e le armonie sartoriali del passato. Uno sguardo nel tempo e nelle storie dell’abito femminile. 
L’abito da sposa racconta.  Dal 1800 ad oggi.
Foto: Nabis e Federica Musmeci di Fine Art Wedding
Agenzia Modelle: YourWayManagement di Emanuela Corsello



L'Abito da sposa racconta. Storia e Sfilata. (Foto Nabis)

 

L'Ottocento
Molte di voi potrebbero rimanere deluse e sorprese nell’apprendere che durante tutto l’800 era prassi abituale, per la classe media, scegliere l’abito da sposa fra diversi colori: blu, rosa, verde, marrone ed anche nero. I motivi erano di natura squisitamente pratica ed economica: l’abito poteva essere riutilizzato in altre occasioni importanti e in più – dettaglio non trascurabile per l’epoca – il colore scuro “teneva lo sporco”, evitando così di dover ricorrere alla tintoria i cui costi potevano essere sostenuti soltanto dalle classi più ricche. Basti pensare ad un particolare: l’orlo dei vestiti, che strusciava a terra, in casa, come all’esterno, in strada e nei giardini.

L’abito da sposa come abito bianco comincia a fare la sua prima comparsa verso la fine dell’800, ma solo fra le classi più agiate della società: bianco è l’abito di nozze della Regina Vittoria -  un’autentica sorpresa - quando sposa nel 1840 il cugino Alberto di Sassonia. Novità molto gradita, considerato che da lì a poco le signore delle classi abbienti, sia in Europa che in America, cominceranno ad indossare abiti da sposa color avorio o bianchi.

Ma l’800 è un’epoca lunga, che passerà dalle leggerezze spumose dello stile Impero, alla ricchezza ed alle ampiezze del romanticismo, fino a lasciar spazio, a fine secolo, alla sinuosità del corpo femminile, dalla tipica forma ad “S”.




Il 1800 inizia con una moda ispirata all’abbigliamento di epoca romana: lo stile Impero, appunto. Velluti e broccati, gabbie e panier di sostegno – tipiche del ‘700 - lasciano il posto a tessuti leggeri – come il cotone e le mussole – che fluttuano lievi nell’aria ad ogni passo.
L’abito femminile è lungo fino alle caviglie, stretto sotto il seno da una cintura o da una sciarpa e scende a terra con una linea morbida e drappeggiata. Le scollature sono ampie e quadrate, le braccia sono nude mentre le spalle sono racchiuse in una corta manica a palloncino. Prevalgono le tinte pastello ed il bianco che conferisce alle donne l’aspetto marmoreo delle antiche statue classiche.
Abito da sposa 1810. Costume designer Enrica Biscossi (Foto Nabis)

Dalla metà dell’800, tramontato lo stile Impero, le cinture si abbassano e toccano il punto vita da cui partono ampie gonne, sostenute da crinoline impreziosite da pizzi. Balze, ruches e plissè arricchiscono gli abiti delle signore del tempo. Il vestito da sposa comincia a vivere di vita propria, assumendo una sua identità stilistica legata all’unicità delle nozze: fanno la loro prima apparizione i figurini che illustrano la “moda sposa”. Il bianco comincia a diventare – ma solo per i ricchi - il colore dell’abito nuziale. Le acconciature “romantiche” sono semplici: una corona di fiori ferma sulla nuca un velo di tulle leggerissimo.

(Foto Nabis)

Abito da sposa 1860. 
Costume designer Enrica Biscossi (Foto Nabis)


Il 1900


Il novecento è l’epoca della “Belle Epoque”. La moda segue gli sfarzosi ritmi dei balli e dei pranzi di gala. La donna indossa abiti che rendono omaggio alla sua femminilità. Abbandonate le ampiezze e le crinoline di fine ottocento, le fogge e gli ornamenti si semplificano, nasce la tipica postura a forma di “S”: seno in avanti e bacino infuori. La gonna si allunga  a strascico, la scollatura è ricca di merletti. I capelli rimangono raccolti. Di giorni i colori sono tenui, di sera, rigorosamente in nero.
Tessuti e forme del vestito da sposa sono gli stessi dell’abito da sera.
Comincia a prendere piede il colore chiaro ed avorio.
Per confezionare un abito da sposa sono necessari almeno 10 metri di stoffa.

In questi anni, fino alla prima guerra mondiale, l’abito di nozze e la metratura di stoffa necessaria per la sua fattura rappresenteranno la condizione sociale della sposa: maggiore la quantità e la particolarità dei materiali, più ricca la famiglia di provenienza. Al contrario per le classi più povere.



(Foto Nabis)


Gli anni '20

Con la fine della prima guerra mondiale ha inizio quello che sarà intitolato il “decennio della perdizione”, dal 1920 ai primi anni ’30.  In questi anni il mondo della moda femminile è attraversato da una vera e propria rivoluzione. Le linee si semplificano e si ammorbidiscono: via il busto steccato – non ancora sostituito dal reggiseno – al bando imbottiture, fronzoli e drappeggi.


Gli abiti delle signore sembrano prendere spunto da quelli delle bambine. La silhouette si verticalizza, il petto si appiattisce, la vita si abbassa sui fianchi, gli orli si accorciano vistosamente lasciando scoperte le gambe che svettano su deliziose scarpe con il cinturino: un’intramontabile “invenzione” di Mary Jane. Le ispirazioni per la moda dell’epoca vengono da Parigi. E motore del cambiamento sarà Chanel, colei che ufficialmente introdurrà l’abito da sposa corto, al ginocchio, e bianco.


Ma le novità sono a tutto tondo. I tessuti si arricchiscono di ricami, frange di perle o piume e anche le acconciature, come le gonne, diventano più corte: spopolano il taglio alla garçonne e il cappellino a cloche. 


E la Sposa? Tenendo sempre come punto di riferimento Parigi, a ben guardare le immagini dell’epoca, la sposa degli anni 20 non si discosta molto dalle sue damigelle, a parte il bouquet molto più ricco ed ornato. L’abito è bianco, corto sul davanti e con un lungo strascico. La testa è ornata da un copricapo – anche questo a cloche – oppure da un velo lunghissimo di tulle di seta o di pizzo, con un taglio geometrico che riecheggia le atmosfere dell’antico Egitto.


Se fino alla prima guerra mondiale non bastavano 10 metri di stoffa per un abito da sposa, a partire dagli anni ’20 sarà sufficiente poco più di un metro.


(Foto Nabis)

Gli anni ’30 si aprono con un’altra rivoluzione: lo sbieco di Madeleine Vionnet che ridarà onore al seno e ai fianchi e grande sensualità al corpo femminile. Gli eccessi dell’epoca precedente sono definitivamente alle spalle. La donna torna sinuosa. Le gonne si allungano, sono strette e fascianti: nasce lo stile a “sirena”. Per indossare questi nuovi  abiti, tagliati di sbieco per creare un effetto di leggerezza e voluttuosità, sarà necessario l’uso della guaina. L’abito da sposa è bianco. Il velo, più corto rispetto agli anni ’20, è tenuto sul capo da diademi e perle intrecciate.  


Nel 1934, per il suo matrimonio con il Duca di Kent, sarà la principessa Marina di Grecia a lanciare il nuovo look: il suo abito è a guaina di lamé bianco e argento, con lunghe maniche aderenti, e strascico fino a terra. In testa una tiara di diamanti con un velo di tulle lungo oltre tre metri.
L’abito da sposa è tornato ad essere di nuovo un abito da sera, o quasi. 

Ma un nuovo incubo è di lì a venire. Gli anni ’40 segnano l’inizio in Europa della Seconda Guerra Mondiale. E mentre in America nasce il grande cinema di Hollywood che avrà nella “diva” la sua nuova icona - di cui la moda cercherà di carpire segreti e curiosità attraverso i film - nel vecchio continente le donne, abbandonati i fornelli domestici, sono chiamate a rimpiazzare i propri uomini impegnati al fronte.  Le ritroviamo così vestite nuovamente  da postine, da tranviere o da automobiliste, o che indossano la “divisa”, da partigiane o da ausiliarie. Anche la moda è più austera ed essenziale. Gli abiti si semplificano nel disegno, i tessuti sono più resistenti e il tailleur diventa la mise simbolo dell’epoca. La moda Sposa si adegua al nuovo corso.  Il matrimonio tradizionale è un sogno lontano al quale molte rinunceranno.  Alcune spose si arrangieranno a confezionare semplici abiti bianchi o dai colori pastello, economizzando al massimo sull’utilizzo dei tessuti, altre il vestito lo noleggeranno o se lo faranno prestare in famiglia.



(Foto Nabis)

Gli anni 50
La guerra è definitivamente alle spalle. La voglia di rinascere dopo gli anni bui del secondo conflitto mondiale pervade di ottimismo un’intera generazione. Nella moda Chistian Dior lancia il New Look, per innovare, stupire, scandalizzare.
Le linee severe del decennio precedente lasciano il posto ad un’immagine femminile dalla silhouette più morbida e seducente: il seno è alto, messo in risalto dallo stringivita (versione moderna del vecchio busto), la vita sottile, le gonne sono ampie, arricchite da vaporose  sottogonne, la scollatura, generosa, lascia intravedere le spalle.
La Sposa torna ad essere romantica, con bustini stretti, gonne ricche - realizzate anche con mussola di lino, marquisette e sangallo - che lasciano scoperte le caviglie su tacchi a spillo.
Il matrimonio simbolo di quegli anni – siamo nel 1956 - è quello dell’attrice Grace Kelly con il Principe Ranieri di Monaco. Le “metrature” dell’abito da sposa, fra raso di seta, taffetas, tulle e velo antico di pizzo sono da capogiro: 25 + 25 per il vestito, oltre 100 per il velo!
Torna la prosperità e l’abbondanza delle stoffe.
Il matrimonio continua ad essere un evento privato all’insegna della tradizione, ma ancora per poco.







                                                                   (Foto Federica Musmeci)


Gli anni del boom economico e demografico – i favolosi anni ’60 – segnano nella moda il ritorno della linearità e della semplicità, anche per l’abito da sposa che prediligerà i tagli geometrici alle vaporosità ed alle rotondità degli anni ’50.
 
Nel 1968, l’avvento del femminismo e la rivoluzione sessuale cambieranno radicalmente il concetto di matrimonio: la donna è in corsa per l’emancipazione e l’affermazione di sé, in privato come nel lavoro, più libera di mostrare e di gestire il proprio stile.
Gonne corte, calze a rete e tacchi alti, pantaloni a zampa d’elefante o palazzo.
La minigonna – lanciata nel ‘68 da Mary Quant – dominerà tutta la moda degli anni ’70.


(Foto Nabis)

L’abito da sposa non ha più uno stile preciso, tutto è permesso. Il bianco non sarà l’unico colore del giorno del “Sì”, perché si tingerà di altre sfumature, come l’avorio e il panna. Gli orli si accorciano notevolmente ed il cappello diventa un’alternativa al più classico velo. Si sperimentano nuovi tessuti, lucidi e stretch, presi in prestito anche dalla “moda giorno”, arricchiti da ricami colorati e pailettes.
Scorrono gli anni e le mode, si susseguono gli ’80, meglio noti come gli anni dell’edonismo reaganiano, i ’90, dell’individualismo e della ricerca di sé, fino ad oggi: la moda sposa è finalmente libera di “essere”, quello che desidera e sente di più la donna che dovrà interpretarla, indossando lo stile che meglio la rappresenta: il suo, unico ed inimitabile.




Agenzia Modelle: YourWayManagement di Emanuela Corsello




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